Il settore bancario tedesco è stato di recente scosso dal caso Wirecard e di fatto ha fatto tremare tutto il settore fintech. Prima che scoppiasse lo scandalo, il comparto tecnologico applicato alla finanza faceva ben sperare, con una crescita costante e numeri da record. Adesso nel mondo finanziario sono emersi dei dubbi e una legittima diffidenza. Per capire meglio se si tratta di dubbi giustificati, facciamo luce sul caso Wirecard.

Caso Wirecard: cosa è successo davvero

Wirecard è una concorrente di Paypal e Western Union, infatti offre la tecnologia necessaria per trasferire denaro online e per emettere le carte di pagamento. Le carte SisalPay, ad esempio, si appoggiano proprio alla tecnologia Wirecard e i titolari di queste carte di recente hanno avuto qualche grattacapo. Le carte sono state sostituite con altre emesse da Banca5, ma la preoccupazione è stata forte.

I problemi sono nati quando il bilancio 2019 è stato ritirato in tutta fretta, perché all’appello mancano quasi 2 miliardi di euro. Il denaro avrebbe dovuto essere depositato presso una banca filippina, ma dai controlli è risultato che quel denaro non è mai transitato dalle Filippine e, di fatto, non è mai esistito.

Le conseguenze dello scandalo Wirecard

Lo scenario appena descritto ricorda vagamente il crac della Parmalat ed è facile immaginare che la società tedesca non si sia mossa in modo trasparente. Questa faccenda avrà di certo delle ripercussioni sul sistema bancario tedesco, che finora era considerato una vera eccellenza e un esempio di affidabilità.

Wirecard fa parte di un gruppo molto più grande, che include anche una banca tedesca. Un altro dato preoccupante è il rating che l’agenzia Moody aveva dato a Wirecard a fine agosto 2019. Il rating era Baa3, lo stesso cha ha attualmente l’Italia e che non lascia presagire nessun fallimento.

Questo particolare ha fatto emergere diverse perplessità in merito alla corrispondenza tra lo stato di salute reale delle società e il rating. Di certo adesso ci sono forti dubbi sull’affidabilità del rating attribuito dalle società specializzate. Com’è possibile che dai controlli di routine non sia emerso l’ammanco di 2 miliardi di euro?

Debolezza del fintech o solo frode contabile?

Il settore fintech si trova adesso sull’occhio del ciclone e sono in tanti a domandarsi se è il caso di temere per la tenuta di società simili, come la tedesca N26 o l’olandese bunq. Di certo l’evoluzione del mondo dei pagamenti digitali non si arresta, ma sono in tanti a chiedere una maggiore responsabilità da parte chi è tenuto a monitorare istituzionalmente la crescita delle società fintech.

Il caso Wirecard rappresenta a tutti gli effetti una frode contabile ed è facile prevedere che i responsabili saranno perseguiti a norma di legge. Per evitare che uno scandalo simile si ripeta, mettendo a rischio il denaro degli ignari clienti, qualcosa deve cambiare a livello istituzionale.

Non si tratta dunque di una inefficienza tecnologica, ma di un’eclatante frode fiscale da parte di una società quotata. Il settore fintech, pertanto, continua a restare in piedi e a mettere l’innovazione al servizio della finanza.

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