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Alberto

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Decreto Ristori: tutto quello che c’è da sapere

La seconda ondata della pandemia di Covid-19 ha portato all’adozione di misure di contenimento sempre più stringenti. Molte attività economiche sono state costrette alla chiusura o ad un drastico cambiamento, che ha portato alla riduzione del volume d’affari.

È per questa ragione che il Decreto Ristori ha previsto una serie di indennizzi rivolti alle categorie più colpite dalle restrizioni. Si tratta di un intervento di oltre 18 miliardi, che prevede contributi alle imprese e misure per venire incontro alle difficoltà dei lavoratori. Vediamo quindi una sintesi dei punti chiave del decreto.

Le misure a favore delle imprese in difficoltà

Le attività commerciali costrette alla chiusura sono diverse e sono concentrate soprattutto nelle zone rosse, dove le misure restrittive sono più rigide. A favore di queste attività, il Decreto Ristori ha previsto un contributo a fondo perduto, che corrisponde al 200% di quello già goduto in precedenza con il Decreto Rilancio.

È stata dedicata un’attenzione particolare alle attività ubicate nei centri commerciali e agli operatori che fanno parte della filare alimentare e delle bevande. Anche in questo caso di tratta di un contributo a fondo perduto per chi ha subito perdite economiche per effetto delle restrizioni.

Una delle novità del decreto è l’ampliamento della platea di soggetti interessati da queste misure di supporto e la crescita dell’ammontare delle risorse economiche destinate a questi aiuti.

Le imprese possono inoltre beneficiare di una proroga sul pagamento di Irpef, Irap e Ires. Il secondo acconto è stato infatti rinviato ad aprile 2021 per chi ha dovuto chiudere perché in zona rossa, e per chi ha subito una contrazione del fatturato.

È stato previsto un rinvio anche per il pagamento delle ritenute, dell’IVA e dei contributi previdenziali. Anche in questo caso si tratta di una misura a favore degli esercenti ubicati nelle zone rosse, che hanno accusato una perdita economica a causa delle restrizioni imposte a livello locale.

Non è stato dimenticato neanche il settore agricolo e ittico. Il contributo a fondo perduto si avvale in questo caso di risorse che arrivano fino a 100.000€. Le modalità di erogazione sono state definite dal Ministero delle Politiche Agricole, che per l’erogazione si avvale della collaborazione con l’Agenzia delle Entrate.

Gli interventi a favore dei lavoratori

Per i lavoratori già in cassa integrazione, il Decreto Ristori ha previsto un’ulteriore proroga che si estenderà per altre 6 settimane. Tra l’altro la cassa integrazione sarà gratuita per i datori di lavoro che hanno subito una riduzione del fatturato pari al 20%, per chi ha aperto un’attività commerciale a partire dal 2019 e per tutte quelle attività interessate dalle restrizioni.

Durante il periodo di quarantena, i lavoratori potranno inoltre ricorrere alle modalità di lavoro agile, se hanno un figlio convivente di età inferiore a 16 anni. Chi ha figli di età compresa tra 14 e 16 anni, può inoltre godere di un congedo straordinario non retribuito, senza rischiare il licenziamento.

Per effetto del Decreto Ristori, i lavoratori sportivi hanno diritto ad un’indennità pari a 800€, nel caso di collaborazioni scadute al 31 ottobre e non rinnovate. È stata prevista anche un’accelerazione nell’iter di erogazione del contributo.

Un cospicuo investimento, pari a 400.000€, è stato invece stanziato per supportare le famiglie più in difficoltà. Questi fondi sono gestiti dai Comuni e la loro destinazione è riservata all’erogazione di buoni spesa e generi di prima necessità.

Il mondo della finanza sta cambiando: nasce l’embedded finance

L’evoluzione digitale e tecnologica sta coinvolgendo pian pano tutti i settori dell’economia e anche il mondo della finanza non fa eccezione. Se prima i prodotti finanziari erano appannaggio solo delle banche e dei grandi operatori economici, oggi non è più così.

Da tempo nel settore della finanza si stanno facendo strada le piccole e grandi startup, che non hanno nulla da invidiare alle grandi realtà del settore. Inoltre i servizi finanziari sono sempre più integrati nell’offerta di terze parti.

Questo cambiamento ha un nome ben preciso: stiamo entrando nell’era dell’embedded finance. Scopriamo allora di cosa si tratta e in cosa consiste questa rivoluzione.

Che cos’è l’embedded finance

Il mondo della finanza sta attraversando un periodo di rapida evoluzione e questa accelerazione è legata di certo anche agli effetti della pandemia da Covid-19, che ha portato alla crescita esponenziale delle vendite tramite e-commerce.

Fino a poco tempo fa le società fintech si limitavano a ricoprire il ruolo di fornitori di una serie di strumenti tecnologici per banche e operatori finanziari. Adesso che i servizi finanziari digitali sono sempre più integrati, questo scenario sta cambiando molto rapidamente.

Nella nuova realtà dell’embedded finance i servizi finanziari sono diventati pervasivi e si possono integrare con facilità in attività commerciali di ogni tipo, senza modificare il business principale. Non è escluso che in qualche caso si possa invece adottare un modello ibrido, in cui si realizza uno scambio tra due soggetti che vendono e acquistano qualcosa.

Alcuni esempi di embedded finance

Il mondo fintech sta quindi cambiando volto e in futuro dovremo abituarci sempre più ad un modo diverso di gestire i pagamenti e i servizi finanziari. Questa rivoluzione ci interessa molto da vicino, sia come consumatori che come brand, come dimostrano alcuni esempi.

Tempo fa Apple ha instaurato una collaborazione con Goldman Sachs per realizzare la Apple Card, uno strumento di pagamento integrato e non più realizzato solo da un soggetto terzo. Un altro esempio è il metodo di pagamento integrato all’interno di Shopify, che non si serve di terze parti all’interno dei suoi e-commerce.

Questa trasformazione è stata possibile grazie all’apertura delle API a soggetti diversi dagli istituti bancari, per effetto della normativa PSD2. Lo scopo di questo cambiamento è la semplificazione dei pagamenti per i consumatori, che in questo modo hanno vita più semplice.

In un futuro non troppo lontano sarà possibile immaginare un’agenzia immobiliare, che oltre a proporre in vendita delle unità immobiliari, permette anche di ottenere un mutuo ad hoc e senza la necessità di appoggiarsi ad un istituto di credito.

I vantaggi dell’embedded finance

Le parole d’ordine saranno quindi integrazione e pervasività. Questa rivoluzione si traduce anche in un ventaglio di servizi sempre più ampio e in offerte strettamente correlate tra loro, senza la necessità di rivolgersi necessariamente ad un altro fornitore.

Si va verso il superamento del gap tra gli operatori finanziari e i fornitori dei servizi fintech, perché ogni servizio sarà sempre più integrato e incorporato. Il vantaggio per l’utente finale è una maggiore semplicità e un’offerta sempre più ricca.

Rendere il mondo della finanza più ecosostenibile è da tempo uno degli obiettivi delle istituzioni europee. Già due anni fa la Commissione Europea si era avvalsa di un organo consultivo a questo scopo, il Technical Expert Group (TEG), ma adesso siamo arrivati ad una svolta.

L’eredità del TEG viene oggi accolta da un nuovo organo a supporto della Commissione UE. Si tratta della Piattaforma sulla Finanza Sostenibile, che si compone di esperti sulle tematiche ambientali, sui diritti umani e sociali e ovviamente sulla finanza sostenibile.

Al via i lavori della Piattaforma sulla Finanza Sostenibile

Le prime novità che riguardano la Platform on Sustainable Finance è la composizione dei suoi membri, di cui 50 permanenti e 10 osservatori, a cui vanno ad aggiungersi anche i rappresentanti di enti pubblici. Ognuno dei membri dell’organo consultivo ha un bagaglio di conoscenze e competenze in un settore specifico, in modo tale che il gruppo rappresenti un mix molto eterogeneo.

Sono diversi i settori rappresentati all’interno della piattaforma, come il settore accademico, l’industria, le istituzioni pubbliche e private e la società civile. Tra i membri italiani figurano, ad esempio, la professoressa Marzia Traverso (che attualmente insegna ingegneria civile presso l’Istituto di Sostenibilità della Rwth Aachen University) e Paolo Marullo Reedtz (che rappresenta Bankitalia presso diversi comitati internazionali).

Tra gli osservatori italiani, si segnala anche la presenza della Cassa Depositi e Prestiti, che potrà partecipare alle riunioni dell’organo consultivo, ma senza diritto di voto.

Le funzioni e le novità in merito al nuovo organo consultivo

I compiti della Piattaforma sulla Finanza Sostenibile sono 4 e si possono così riassumere:

  • Aiutare la Commissione Europea nella scelta dei criteri per effettuare gli screening per la tassonomia e nella definizione dell’usabilità degli stessi criteri;
  • Fornire alla Commissione consigli in merito alle revisioni della Taxonomy Regulation, che prevedono tra l’altro l’inserimento di obiettivi di carattere sociale, oltre a quelli che riguardano lo sviluppo economico;
  • Tenere sotto controllo e riferire alla Commissione Europea in merito ai flussi di capitali rivolti a investimenti sostenibili;
  • Sostenere la Commissione in tutte le scelte che riguardano a vario titolo le politiche economiche sostenibili.

Una delle grandi novità della Piattaforma sulla Finanza Sostenibile è l’attenzione verso l’impatto sociale dell’economia. L’altra novità rispetto alle attività del TEG è rappresentata, invece, nell’inserimento del nucleare e del carbone tra le attività che, a determinate condizioni, possono diventare sostenibili.

La difficile posizione in merito a carbone e nucleare

Durante i due anni di attività del TEG, l’organo consultivo non ha mai assunto una posizione netta nei confronti delle attività economiche legate al carbone e al nucleare. Con l’insediamento della Piattaforma sulla Sostenibilità Finanziaria, la situazione potrebbe cambiare.

Si tratta senza dubbio di temi scottanti, a causa dei forti interessi economici legati attorno a questi comparti dell’industria energetica. Mentre la chiusura nei confronti del carbone era piuttosto netta nel TEG, si riscontrava una certa apertura nei confronti del nucleare.

Per alcuni Paesi, come ad esempio la Francia, l’industria nucleare rappresenta una fonte di reddito molto importante, a cui non sono disposti a rinunciare. Il dibattito sulla questione sarà molto vivace anche all’interno della Piattaforma, ma non ci resta che aspettare per scoprire se tra le politiche di economia sostenibile ci sarà spazio anche per il carbone e il nucleare oppure no.

Nella Legge di Bilancio 2020 è stato messo a punto un sistema per contrastare l’evasione fiscale e favorire l’utilizzo di strumenti di pagamento trasparenti. È così che ha preso forma il Cashback di Stato, un’iniziativa che premia i contribuenti che utilizzano carte e sistemi di pagamento diversi dal contante nei negozi fisici.

Grazie al Cashback è possibile ottenere un rimborso della spesa pari al 10%, ma con dei limiti ben precisi. Scopriamo allora come si attiva il Cashback di Stato e come funziona.

Cos’è il Cashback di Stato e come si attiva

Il termine inglese cashback è l’insieme di due parole: cash, che significa denaro e back, indietro. In effetti col Cashback di Stato è possibile avere del denaro indietro, e quindi ottenere un rimborso sulle spese effettuate, a determinate condizioni.

Per aderire all’iniziativa è necessario scaricare l’app IO e accedere tramite SPID oppure tramite username e password della Carta d’Identità Digitale. Chi non è ancora in possesso di un’identità SPID, può richiederla presso uno dei tanti provider abilitati, tramite il sito web oppure l’app del provider.

Una volta effettuato l’accesso all’app IO, è necessario registrare i metodi di pagamento che si vogliono utilizzare. I metodi i pagamenti accettati per il Cashback di Stato sono:

  • Carte di credito;
  • Carte di debito;
  • Carte prepagate;
  • Altri servizi di pagamento digitali (come ad esempio Satispay, Samsung Pay, Postepay e Paypal).

L’ultimo passaggio prevede l’inserimento dell’IBAN legato al conto corrente su cui dovrà essere versato il Cashback accumulato. I rimborsi vengono versati dopo 60 giorni dalla conclusione del periodo previsto dall’iniziativa. Scopriamo allora meglio le tempistiche e il funzionamento del Cashback di Stato.

Cashback di Stato: come funziona e quanto tempo dura?

Per aderire al Cashback di Stato bisogna far attenzione a rispettare determinate condizioni e a questo scopo è utile conoscere le varie fasi dell’iniziativa. La prima fase sperimentale va dall’8 al 31 dicembre 2020 e si tratta del conveniente Cashback di Natale.

In questo periodo di tempo bisogna effettuare presso i negozi fisici almeno 10 transazioni con i metodi di pagamento registrati. Il contribuente riceverà il rimborso del 10% della spesa, fino ad un massimo di 15€ a transazione. In questo modo si può ottenere un Cashback fino a 150€, che può essere monitorato tramite l’app IO.

Nel 2021 cambieranno le tempistiche e il funzionamento, infatti l’iniziativa sarà suddivisa in due semestri e nell’arco di ciascun semestre bisognerà effettuare almeno 50 transazioni. Il rimborso sarà sempre pari al 10% della spesa, fino ad un massimo di 15€ a transazione. Il Cashback massimo che si potrà accumulare per ogni semestre è pari a 150€.

Infine, è previsto anche il SuperCashback, per premiare i primi 100.000 contribuenti che nell’arco di ciascun semestre riescono a registrare il maggior numero di transazioni. In questi casi il Cashback può raggiungere un massimo di 1.500€ per ciascun semestre del 2021.

Chi dovesse riscontrare dei problemi nel funzionamento del Cashback di Stato o dell’app IO, può contattare il team IO tramite l’applicazione, così da ricevere l’assistenza necessaria.

Finora l’iniziativa ha suscitato molto interesse tra gli italiani, che grazie a questa iniziativa stanno riscoprendo la comodità dei pagamenti elettronici.

L’app IO è l’applicazione voluta dallo Stato italiano per permettere ai cittadini di accedere ai servizi messi a disposizione della Pubblica Amministrazione. L’obiettivo è trasformare il rapporto degli italiani con la PA e digitalizzare sempre di più la gestione amministrativa statale.

Finora l’app IO è stata utilizzata per accedere al Bonus Vacanze, pagare gli avvisi cartacei della PA anche tramite QR code e aderire all’iniziativa del Cashback di Stato, ma in futuro saranno implementate altre funzionalità, come quella che permette di generare autocertificazioni. Entriamo più nel dettaglio per capire come funziona l’app e come accedere ai servizi statali.

L’accesso all’ app IO: le varie modalità

L’app IO è disponibile per dispositivi iOS e Android e si può scaricare rispettivamente dall’App Store oppure dal PlayStore. Una volta scaricata l’applicazione, bisogna dotarsi delle credenziali necessarie per accedere.

Per l’accesso si possono utilizzare le credenziali della Carta d’Identità Digitale oppure l’identità SPID. Per ottenere l’identità SPID è possibile rivolgersi ad uno dei provider abilitati, come ad esempio Poste Italiane, Infocert oppure Aruba. Sul sito web del Governo, è presente l’elenco di tutti i provider che possono fornire l’identità SPID.

Grazie alle credenziali, si può quindi accedere all’app IO e iniziare fin da subito ad usufruire dei numerosi servizi offerti. Vediamo allora quali sono i servizi pubblici più utilizzati e come funzionano.

I servizi pubblici accessibili tramite l’app IO

Bonus Vacanze

Nell’estate 2020 c’è stato un boom di download dell’app IO, perché era (ed è tutt’ora) l’unico strumento per richiedere ed ottenere il Bonus Vacanze. Si tratta del bonus offerto dall’Agenzia delle Entrate per incentivare il turismo dopo il lockdown richiesto dal Covid-19.

Il Bonus Vacanze viene concesso alle famiglie richiedenti che hanno un ISEE non superiore a 40.000€ e si può utilizzare presso le strutture ricettive aderenti fino alla sua scadenza. Inizialmente il bonus era utilizzabile fino alla fine del 2020, ma è stato prorogato fino al 30 giugno 2021.

L’ammontare del bonus varia in base al numero dei componenti della famiglia:

  • 500€ per nuclei familiari con 3 o più componenti;
  • 300€ per nuclei familiari con 2 persone;
  • 150€ per nuclei familiari composti da una sola persona.

Chi è in possesso di un ISEE in corso di validità, po’ richiedere il bonus tramite l’app IO con pochi click. L’esito della richiesta in genere viene comunicato entro pochi minuti e viene fornito anche un codice univoco e il QR code da utilizzare presso la struttura prescelta.

Cashback di Stato

Anche il Cashback di Stato è uno dei servizi accessibili tramite app IO e permette di ricevere un rimborso pari al 10% della spesa effettuata presso i negozi fisici con i metodi di pagamento registrati. È previsto un limite di 15€ di rimborso per ogni transazione, oltre al tetto massimo per ogni fase dell’iniziativa.

Per il Cashback di Natale, attivo dall’8 al 31 dicembre 2020, servono 10 transazioni e il rimborso massimo è di 150€. A partire dal 2021 l’iniziativa sarà suddivisa in 2 semestri e nell’arco di ogni semestre bisogna eseguire almeno 50 transazioni. Per ciascun semestre si possono accumulare fino a 150€ di Cashback.

Il SuperCashback è invece ancora più ricco, perché premia con 1.500€ ben 100.000 contribuenti che hanno eseguito il maggior numero di transazioni per semestre.

Pagamenti tramite l’app IO

L’applicazione permette di pagare gli avvisi provenienti dalla PA ed è particolarmente comodo perché basta inquadrare il QR code per identificare l’avviso e pagarlo.

Qualora ci siano problemi col QR code, nell’app IO è presente anche la funzione che permette di inserire manualmente il codice dell’avviso e il codice fiscale dell’ente creditore.

I servizi in cloud per le aziende sono ormai una risorsa fondamentale per le PMI e hanno registrato un vero e proprio boom durante la quarantena. Il centralino in cloud è tra i servizi più apprezzati dalle imprese italiane ed è in rapida evoluzione, capace di integrarsi con altri software e sempre più ricco di funzionalità.

L’esperienza in cloud delle imprese è ancora all’inizio, ma le nuove tecnologie e la voglia di innovare, lasciano ben sperare per il futuro. Scopriamo allora quali sono i servizi in cloud più utili per raggiungere nuovi livelli di efficienza.

Il centralino in cloud che supporta lo smart working

L’esperienza della quarantena ha rappresentato una sfida per molte PMI, che si sono trovate ad affrontare difficoltà nuove ed inimmaginabili. La necessità di ripiegare nello smart working ha portato le imprese a scoprire una nuova modalità di lavorare, non necessariamente legata alla presenza in ufficio.

Il centralino in cloud, ad esempio, ha permesso a molte imprese di continuare ad offrire i propri servizi alla clientela. I vantaggi di questo strumento sono molteplici, come la sua economicità e la semplicità di utilizzo.

Non servono complesse installazioni da parte di tecnici e il servizio è talmente user friendly, che non occorre neanche formare il personale per il suo utilizzo. Il centralino in cloud si attiva in meno di un minuto ed è subito operativo, favorendo così il processo di digitalizzazione delle PMI.

I vantaggi non finiscono qui, perché il centralino si integra con diversi software di CRM e marketing automation. Le imprese possono quindi tenere traccia di ogni chiamata grazie all’integrazione con il CRM prescelto.

Le funzionalità che si possono includere nel centralino in cloud vanno dal numero verde alla personalizzazione della coda delle chiamate, così ogni impresa può raggiungere il livello desiderato di professionalità.

Non c’è da stupirsi se nel 2020 le vendite dei centralini in cloud siano aumentate del 27% rispetto all’anno prima. Questo dato dimostra che le imprese hanno accolto queste innovazioni e sono davvero pronte alle nuove sfide digitali.

I servizi in cloud più utili per le aziende

L’universo dei servizi in cloud è molto grande e va ben oltre l’utilizzo di un centralino. Sono diverse, infatti, le esigenze che le imprese riescono oggi a soddisfare grazie a questa nuova modalità operativa.

La gestione dei big data è sempre più una priorità e il cloud computing permette di ottimizzare il modo in cui queste informazioni sono raccolte, custodite ed elaborate per raggiungere gli obiettivi aziendali. Si tratta di soluzioni personalizzabili e caratterizzate da costi accessibili e standard di sicurezza elevati.

Il cloud storage per le PMI facilita inoltre la condivisione di informazioni all’interno dell’azienda e permette di fare a meno dei supporti fisici, che sono ormai diventati uno strumento obsoleto. Chiavette USB, hard disk esterni e tutti gli altri supporti tradizionalmente utilizzati per il backup, hanno ormai lasciato il posto ai più efficienti servizi in cloud.

Con la tecnologia ormai a disposizione delle aziende italiane, la sfida della produttività non è più un ostacolo alla crescita. Cloud e smart working stanno pian piano traghettando le imprese verso un futuro orientato sia all’efficienza aziendale che al benessere dei lavoratori.

L’emergenza legata al Covid-19 ha messo a dura prova imprese e professionisti, portando alla nascita di strumenti di protezione del tutto inediti. Qonto, la banca francese con servizi dedicati a professionisti e PMI, ha instaurato una partnership con Yalo, azienda specializzata nei servizi digitali per l’intermediazione assicurativa.

Le soluzioni pensate per far fronte alla crisi economica ed organizzativa dovuta alla pandemia, sono nate proprio dalle difficoltà maggiori di imprese e professionisti. Vediamo allora di cosa si tratta e in che modo Qonto e Yalo cercano di supportare i loro clienti.

Un’assicurazione che protegge dai rischi della pandemia

La quarantena, le restrizioni e la battuta d’arresto dei consumi, hanno costretto professionisti e PMI ad adattarsi alle novità e compiere scelte inaspettate. Questa nuova capacità di adattamento non ha però risparmiato grandi difficoltà per questi importanti attori dell’economia.

Durante alcuni periodi, la diffusione del Covid-19 sembra accelerare e molte imprese si sono ritrovati con molti dipendenti e collaboratori contagiati dal virus. I periodi di convalescenza ed isolamento fiduciario sono spesso lunghi e imprevedibili, perché il decorso della malattia è diverso da una persona all’altra.

Mentre alcuni contagiati non accusano sintomi di nessun tipo, altri sono costretti al ricovero ospedaliero per sottoporsi alle necessarie terapie. Una situazione di questo tipo può mettere in crisi l’organizzazione delle PMI e l’attività dei professionisti.

Qonto e Yalo hanno quindi pensato di proporre ai propri clienti una polizza ad hoc, chiamata Yalo Protezione Pandemia. Si tratta di una polizza sanitaria che prevede indennizzi in caso di sindromi influenzali come il Covid-19, così da supportare imprese e collaboratori in caso di ricoveri e convalescenze.

È la prima volta che una società fintech instaura una partnership di questo tipo con il settore insurtech. Sembra che la direzione intrapresa sia quella di soluzioni aziendali sempre più integrate, che facilitano le imprese e i professionisti con servizi ad ampio spettro.

I servizi legali compresi nell’assicurazione business

Le novità non finiscono qui, perché Qonto e Yalo propongono ai loro clienti anche Yalo Tutela Legale. La polizza in questione tutela imprese e professionisti in caso di procedimenti civili, penali e amministrativi, ma anche in caso di controversie extragiudiziali.

I clienti Qonto che intendono stipulare la polizza legale, possono contare anche su uno sconto molto interessante, che rende la stipula ancora più conveniente. Per ogni sinistro è previsto un indennizzo fino a 15.000€, così da affrontare le problematiche legali senza difficoltà.

Tra i vantaggi di queste polizze c’è anche l’opportunità di gestire sia i prodotti assicurativi che quelli bancari direttamente da pc o smartphone. La sottoscrizione delle polizze si svolge interamente online e con la massima sicurezza.

I servizi digitali al servizio di professionisti e imprenditori, sembrano quindi entrati in una nuova era. Grazie a queste partnership, oggi i clienti della banca possono interfacciarsi con un unico soggetto, ma usufruire di un ventaglio di servizi sempre più ampio e competitivo.

Le nuove modalità di accesso ai servizi assicurativi sono molto apprezzate dai clienti, non solo per la gestione facile e interamente online, ma anche perché si tratta di soluzioni create apposta per le nuove difficoltà emergenti, come quelle legate alla pandemia.

 

L’emergenza sanitaria legata al Covid-19 e il periodo di quarantena, hanno fatto emergere una nuova esigenza per le famiglie italiane. Che si tratti di smart working o di didattica a distanza, l’utilizzo dei dispositivi elettronici collegati ad internet è diventato indispensabile.

Chi si è trovato sprovvisto di questi dispositivi, si è trovato in difficoltà, perché non ha potuto beneficiare delle nuove modalità di lavoro o didattica a distanza. Il Mistero dello Sviluppo Economico è quindi intervenuto con un apposito decreto, che mette a disposizione delle famiglie un voucher per computer, tablet e la connessione internet.

A chi spetta il bonus pc e tablet 2020

Il provvedimento che prevede l’erogazione dei voucher per pc e tablet è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale solo il 1° Ottobre 2020, quindi si tratta di una misura piuttosto recente e sono in tante le famiglie che vogliono saperne di più.

Potranno accedere a questo beneficio solo i nuclei familiari che hanno un ISEE inferiore a 20.000€ ed è possibile richiedere solo un voucher per ogni famiglia.

Non si tratterà di un voucher spendibile presso i rivenditori di dispositivi elettronici, ma le famiglie dovranno rivolgersi ad un operatore accreditato, che fornirà anche i servizi di connettività. Non è possibile quindi utilizzare il voucher solo per l’acquisto di un pc o di un tablet, ma bisogna richiedere anche l’attivazione di un servizio per la connessione internet.

Come funziona il voucher per pc e tablet

Il Governo Italiano, per l’erogazione dei nuovi voucher per pc e tablet, si è affidato ad Infratel Italia, una società che fa parte del Gruppo Invitalia. Gli operatori che intendono offrire i servizi di connettività alle famiglie, dovranno quindi accreditarsi presso il portale Infratel.

Le famiglie che hanno un ISEE inferiore a 20.000€ non dovranno rivolgersi a Infratel, ma agli operatori accreditati, che illustreranno le modalità e le procedure, che sono ancora in fase di definizione.

Chi richiede il voucher, avrà quindi la possibilità di utilizzarlo per pagare il canone dei servizi di connettività ed eventualmente per coprire i costi di attivazione. L’operatore fornirà alla famiglia anche il computer o il tablet da acquistare con il voucher.

L’operatore che si è accreditato presso Infratel Italia, riceverà quindi un rimborso per l’importo corrispondente.

L’importo del voucher per pc e tablet

Il voucher richiesto dalle famiglie avrà un importo variabile da 200 a 500€, spendibile come sconto sul canone per la connessione internet in banda ultralarga. Il servizio di connettività richiesto deve avere una durata di almeno 12 mesi e comprende anche la fornitura di un dispositivo elettronico, pc o tablet.

Le famiglie possono chiedere l’attivazione di un nuovo contratto per la connessione internet oppure il passaggio a servizi di connettività ad almeno 30 Mbit al secondo. Se gli utenti dispongono già di un servizio per la connessione internet di almeno 30 Mbit/s, possono invece richiedere il passaggio ai servizi di connettività fino a 1 Gbit/s.

Si tratta quindi di un beneficio flessibile, che si adatta alle esigenze di moltissime famiglie italiane. In attesa che le procedure per ottenere il voucher siano definite, non resta che munirsi di ISEE e restare aggiornati sulle offerte dei vari operatori.

L’emergenza sanitaria legata al Covid-19 ha riprogrammato le nostre vite in molti modi, portando nella quotidianità di ognuno di noi dei cambiamenti inaspettati. È cambiato il modo di fare acquisti, organizzare il lavoro, vivere la scuola e programmare il tempo libero. È cambiato soprattutto il modo di fare impresa.

L’Italia adesso ha bisogno di ripartire e sono tanti i progetti che si muovono in questa direzione. Italy Up nasce proprio con lo scopo di trainare la ripartenza di Startup e iniziative imprenditoriali. Il motore è sempre l’innovazione, che adesso può trovare terreno fertile per dare vita alle nuove idee di business.

Cos’è e a che serve Italy Up

Italy Up è una call senza scadenza, aperta ai business di Startup e non solo, che hanno l’innovazione come tratto distintivo. Il progetto è promosso da LVenture Group, in collaborazione con partner corporate ed enti, desiderosi di sostenere concretamente le migliori idee di impresa per far ripartire l’Italia.

Le iniziative governative per sostenere l’imprenditoria italiana non mancano, ma anche i privati vogliono fare la loro parte e mettere in campo le risorse necessarie per la ripresa dell’economia. Questa sinergia tra pubblico e privato darà presto i suoi frutti.

Tra i partner che promuovono Italy Up ci sono nomi eccellenti, come Telepass, l’Università Campus Bio-Medico di Roma e la Regione Lazio. Si tratta dunque di partner corporate, istituzionali e scientifici, tutti insieme mossi dalla volontà di supportare i progetti selezionati.

In cosa consiste il supporto alle imprese promosso da Italy Up? Vediamo nel dettaglio il suo funzionamento e le procedure di selezione.

Il supporto alle imprese promosso da Italy Up

La call Italy Up è pensata per dare un aiuto concreto alle idee imprenditoriali più innovative e promettenti. I progetti migliori vengono finanziati con 30.000 €, da utilizzare per affrontare le nuove sfide imprenditoriali che sono scaturite dopo l’emergenza Covid-19.

Per ottenere il supporto di Italy Up, le Startup e i progetti di business devono superare un’attenta selezione, sulla base dei requisiti predeterminati dai partner di LVenture Group. Gli elementi che vengono premiati sono la creatività, il talento e la tenacia degli imprenditori. Di certo avranno la priorità i progetti dal grande potenziale e in grado di far ripartire l’Italia e la sua economia.

Italy Up non offre soltanto un supporto di tipo economico, ma le imprese selezionate possono accedere ad una rete di opportunità orientate alla crescita. Gli strumenti messi in campo da Italy Up sono il network, i capitali e le competenze necessarie.

Nel momento storico che stiamo vivendo, le imprese hanno bisogno di nuova linfa vitale. Le attività di scouting e incubazione dei progetti sono quindi decisivi e permettono di raggiungere rapidamente i risultati di business prefissati.

Le Startup e gli imprenditori che intendono presentare la propria candidatura, possono farlo sul sito web di Italy Up. Dopo il login, è necessario rispondere a tutte le domande proposte e fornire le informazioni richieste. È così che prende il via la selezione dei progetti, che vengono premiati in base al loro potenziale.

Chi supera la selezione non riceve solo il supporto dei partner per far decollare il progetto, ma anche la grande soddisfazione di essere parte del cambiamento.

Il settore bancario tedesco è stato di recente scosso dal caso Wirecard e di fatto ha fatto tremare tutto il settore fintech. Prima che scoppiasse lo scandalo, il comparto tecnologico applicato alla finanza faceva ben sperare, con una crescita costante e numeri da record. Adesso nel mondo finanziario sono emersi dei dubbi e una legittima diffidenza. Per capire meglio se si tratta di dubbi giustificati, facciamo luce sul caso Wirecard.

Caso Wirecard: cosa è successo davvero

Wirecard è una concorrente di Paypal e Western Union, infatti offre la tecnologia necessaria per trasferire denaro online e per emettere le carte di pagamento. Le carte SisalPay, ad esempio, si appoggiano proprio alla tecnologia Wirecard e i titolari di queste carte di recente hanno avuto qualche grattacapo. Le carte sono state sostituite con altre emesse da Banca5, ma la preoccupazione è stata forte.

I problemi sono nati quando il bilancio 2019 è stato ritirato in tutta fretta, perché all’appello mancano quasi 2 miliardi di euro. Il denaro avrebbe dovuto essere depositato presso una banca filippina, ma dai controlli è risultato che quel denaro non è mai transitato dalle Filippine e, di fatto, non è mai esistito.

Le conseguenze dello scandalo Wirecard

Lo scenario appena descritto ricorda vagamente il crac della Parmalat ed è facile immaginare che la società tedesca non si sia mossa in modo trasparente. Questa faccenda avrà di certo delle ripercussioni sul sistema bancario tedesco, che finora era considerato una vera eccellenza e un esempio di affidabilità.

Wirecard fa parte di un gruppo molto più grande, che include anche una banca tedesca. Un altro dato preoccupante è il rating che l’agenzia Moody aveva dato a Wirecard a fine agosto 2019. Il rating era Baa3, lo stesso cha ha attualmente l’Italia e che non lascia presagire nessun fallimento.

Questo particolare ha fatto emergere diverse perplessità in merito alla corrispondenza tra lo stato di salute reale delle società e il rating. Di certo adesso ci sono forti dubbi sull’affidabilità del rating attribuito dalle società specializzate. Com’è possibile che dai controlli di routine non sia emerso l’ammanco di 2 miliardi di euro?

Debolezza del fintech o solo frode contabile?

Il settore fintech si trova adesso sull’occhio del ciclone e sono in tanti a domandarsi se è il caso di temere per la tenuta di società simili, come la tedesca N26 o l’olandese bunq. Di certo l’evoluzione del mondo dei pagamenti digitali non si arresta, ma sono in tanti a chiedere una maggiore responsabilità da parte chi è tenuto a monitorare istituzionalmente la crescita delle società fintech.

Il caso Wirecard rappresenta a tutti gli effetti una frode contabile ed è facile prevedere che i responsabili saranno perseguiti a norma di legge. Per evitare che uno scandalo simile si ripeta, mettendo a rischio il denaro degli ignari clienti, qualcosa deve cambiare a livello istituzionale.

Non si tratta dunque di una inefficienza tecnologica, ma di un’eclatante frode fiscale da parte di una società quotata. Il settore fintech, pertanto, continua a restare in piedi e a mettere l’innovazione al servizio della finanza.